Le opere che Cifrondi vede negli anni
della giovinezza, soprattutto nelle chiese
del capoluogo e delle Valli bergamasche,
sono quelle dei maestri già affermati ed apprezzati, come Giovan Battista Moroni (1520-1578), Gian Paolo Cavagna (1550-1627), Enea Salmeggia (1558-1626), Francesco Zucco (1570-1627), Domenico Carpinoni (1566-1658), Carlo Ceresa (1609-1679), Evaristo Baschenis (1617-1677) e Bartolomeo Bettera (1639-1699 ca).
Giovan Battista Moroni, Deposizione di Cristo nel sepolcro (Pinacoteca dell'Accademia Carrara di Bergamo)
Sono i quadri di questi artisti e quelli dei grandi pittori bresciani del Rinascimento, tra i quali Giovanni Gerolamo Savoldo (1480-1548), Girolamo da Romano,
il Romanino (1485-1566) e Alessandro Bonvicino,
il Moretto (1498-1554) che accendono la sua passione
e lo spingono ad avviarsi all’arte della pittura.
Giovanni Gerolamo Savoldo,
Ritratto di giovane flautista
(Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia)
Sono le opere che certamente contribuiscono ad affinarne la sensibilità e a strutturarne il linguaggio educandolo ad un realismo lirico e austero, essenziale e terrigno, di “una semplicità accostante, una penetrante attenzione, una certa calma fiducia di poter esprimere direttamente, senza mediazioni stilizzanti, la realtà che sta intorno", come ebbe a dire Roberto Longhi della Pittura della Realtà (R. Longhi, Dal Moroni al Ceruti, 1952).
Baschenis Evaristo, Natura morta con strumenti musicali
(Accademia Carrara - Museo, Bergamo)
Evaristo Baschenis, Natura morta (Brera, Milano)